Ahmad Nassar, direttore esecutivo della PTPA, si schiera con Jannik Sinner nel caso Clostebol, evidenziando la disputa tra WADA e ITIA.
Nel mondo del tennis professionistico, le questioni legate al doping sono spesso al centro di accesi dibattiti. Le normative internazionali mirano a garantire la trasparenza e l’integrità dello sport, ma non mancano controversie legate all’applicazione delle regole. Il caso di Jannik Sinner e il Clostebol ha acceso una discussione che va oltre il singolo episodio, mettendo in luce tensioni tra le istituzioni del settore.
![Jannik Sinner](https://newsmondo.it/wp-content/uploads/2024/02/IM_Jannik_Sinner.jpg)
L’origine della controversia
Tutto è iniziato con la decisione dell’International Tennis Integrity Agency (ITIA) di non sanzionare Jannik Sinner, dopo che era emersa la presenza di una minima traccia di Clostebol nei suoi test antidoping. L’agenzia aveva valutato che si trattasse di una contaminazione accidentale, non attribuibile a un comportamento scorretto del tennista. Tuttavia, la World Anti-Doping Agency (WADA) ha ritenuto insufficiente questa valutazione e ha deciso di presentare ricorso contro la sentenza, portando la vicenda davanti al Tribunale Arbitrale dello Sport (CAS).
La decisione della WADA ha sollevato reazioni contrastanti, con molti esponenti del tennis internazionale che hanno espresso dubbi sulla gestione del caso. Tra le voci più autorevoli a intervenire c’è quella di Ahmad Nassar, direttore esecutivo della Professional Tennis Players Association (PTPA), organizzazione fondata da Novak Djokovic per tutelare i diritti dei giocatori.
Il sostegno della PTPA e le parole di Nassar
Ahmad Nassar ha scritto una lunga lettera in cui ha espresso il suo sostegno a Sinner e ha criticato duramente il sistema antidoping. Secondo il dirigente statunitense, la questione non riguarda solo il tennista italiano, ma mette in luce una problematica più ampia legata ai criteri utilizzati per valutare le violazioni antidoping.
“Il sistema antidoping dovrebbe preoccuparsi di colpire i dopati. I dopati sono coloro che cercano di migliorare le proprie prestazioni tramite sostanze illegali, tuttavia queste e le soglie di test per i risultati positivi devono essere strutturate. Tutto ciò non accade. Parliamo per lo più di quantità irrisorie, cose che in realtà non migliorano le prestazioni. Questo è l’inizio dell’ingiustizia per tutti”.
Nassar ha poi sottolineato come il caso di Sinner si inserisca in una più ampia disputa tra le agenzie coinvolte, trasformando il giovane tennista in una pedina in una battaglia politica e legale:
“Sinner è coinvolto in una disputa politica/legale tra le due agenzie. E sta ancora aspettando da quasi un anno che ci sia un giudizio definitivo”
Il capo della PTPA ha inoltre criticato l’atteggiamento della WADA, evidenziando il conflitto con l’ITIA:
“Il numero uno è stato messo in una situazione ingiusta. L’ITIA sostiene di aver seguito il suo processo e le sue regole. La WADA non è d’accordo e sente la necessità di respingere l’ITIA. Sfortunatamente, questo non è stato un risultato sorprendente per altre situazioni. Ciò non significa che siamo d’accordo con l’appello della WADA o con la decisione originale dell’ITIA”.
La vicenda è destinata a lasciare un segno nel mondo del tennis, indipendentemente dall’esito del ricorso. La posizione della WADA potrebbe creare un precedente importante per futuri casi simili, ridefinendo le modalità con cui vengono interpretate le norme antidoping. Nel frattempo, Jannik Sinner resta in attesa di un verdetto definitivo, mentre il supporto della PTPA e di Djokovic conferma come la questione abbia assunto una rilevanza che va ben oltre il singolo episodio.